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venerdì 20 luglio 2012

Era nuda alla finestra.


Leith Walk, Edimburgo 2003

"D'inverno aspetto sempre la notte al freddo più gelido per vedere il mio respiro volare alto. Bianco, breve, fuggevole.
Come per il giorno le nuvole, fantastico le sue forme mentre libero si distacca da me, lo seguo per fissarlo sullo sfondo del cielo nero.
Ed io che non posso volare, al respiro affido le mie speranze; l'illusione di aver dato vita a un messaggero, e un altro, e un altro ancora: ognuno con un pensiero, ognuno imperfetto, ognuno con l'ignoto destino che porta con sè la paura e il coraggio.
Nascono, e si aggrappano a ogni idea, la liberano dalla carne, volano via. Danzano come amanti per poi posarsi sulle cose, trascinando quelle idee, quella passione, quell'attimo inconsapevole che si perde, e vive solo nel ricordo di un respiro al quale affido ogni volta me stessa".

mercoledì 11 luglio 2012

Il gatto che non c'è.



Edimburgo 2000

El Patio è un piccolo ristorante italiano in Hanover Street nel centro di Edimburgo.
I proprietari, una coppia di emigrati napoletani, lo gestisce con amore da oltre 30 anni.
I due paiono usciti da una fiaba: lei, manager piccola ma agguerrita concede talvolta un profilo materno; lui, lo chef del posto,basso e tozzo, era sopravvissuto 40 anni nel Regno Unito grazie alla proverbiale gestualità italiana e una lingua a metà tra l’ inglese del porto e il dialetto di Pozzuoli.
Ma i due gnomi custodivano un segreto celato tra gli scaffali del sottotetto. Lì, tra damigiane di vino e casse di pomodori, era da tempo rinchiuso un gatto senza nome dal pelo maculato e lungo, schivo e dal brutto carattere.
Tale felino, nato e cresciuto dentro quel magazzino, aveva il compito di cacciare i topi, ghiotti del cibo raccolto nella dispensa. Dopo anni in quel sottoscala il gatto era quasi diventato cieco.
La poca libertà concessagli era di vagare, il martedì e il giovedì, al di fuori del sottotetto, scendendo giù fino al salone del ristorante.
Una sera un distratto cameriere lasciò appena accostata la piccola finestra accanto alla macchina del caffè.
Il felino si fermò a lungo davanti all’apertura contemplando l’esterno, annusando la fredda aria d’inverno.
Con un balzo elegante uscì dalla finestra per trovarsi in mezzo al largo marciapiede colmo di gelida neve. Si guardò attorno accennando un tenue miagolio. Fece qualche balzo in avanti tra la neve, ci si rotolò dentro e scomparve per sempre.

martedì 5 giugno 2012

La tigre



Liverpool 2003

Tra la folla umana visibile da dietro il bancone del pub di Ferry Road, quella creatura mi colpì immediatamente per la magrezza del viso e i lunghi rasta calanti sulla carnagione olivastra.
Lo incontrai per la prima volta d'autunno, sotto il tendone dei tavolini esterni del bar mentre, seduto, si riparava dalla pioggia e fissava la strada.
Gli chiesi se gradiva qualche bevanda. Si girò con la calma di una testuggine e mi fece segno di porgergli del fuoco. Accese una canna lunga un metro, sorrise, e continuò a guardare la pioggia.
Entrò nel locale un'ora dopo. Stordito come un batacchio, si avvicinò al bancone in cerca del titolare con il quale si intrattenne una buona mezz'ora. Avevamo trovato il Dj che cercavamo.

Sabato, ore 20.30: la testuggine entra nel locale col sorriso stampato in faccia, occhi rossi fuoco e la sua attrezzatura per suonare presentandosi come Dj Tiger-Tiger. L'uomo viene gentilmente invitato a finire di fumare la sua erba fuori dal locale.
Un'ora dopo, Tiger riesce a far girare i primi dischi che in realtà sono cd di seconda mano vilmente sottratti al negozio del Convento della Carità in fondo alla strada.
Il Dj non mosse un dito per ore: una volta terminato il cd lo sostituiva con un altro finché, alla vista di una combriccola italica di ebrei ortodossi al tavolo 7, ebbe la scellerata idea di inserire un disco di musica italiana degli anni '30 contenete "Giovinezza" e "Faccetta nera".
Buttato fuori dal locale a calci insieme alla sua attrezzatura, la testuggine si girò lentamente, si infilò una canna in bocca e fece segno di accendere.

domenica 27 maggio 2012

Un uomo un perchè.



di: Marco

Edimburgo 2000                 

Che dire, ci sono tante persone che vale la pena aver incontrato, e nella vita le circostanze per cui queste persone si incontrano sono, a volte, misteriose.
Lui si chiama Matt, ha 26 anni, anche se ne dimostra il doppio, da buon scozzese. Figlio di ricchi mercanti di cashmere d'oltremanica, la madre, ricca e intelligente donna d'affari si è comprata casa il più lontano possibile dal figlio, il quale aveva intrapreso senza troppi successi la carriera culinaria: l'unico motivo per cui continua a farlo, è la convinzione di inseguire un sogno...e i sogni aiutano a vivere meglio.

Dieci buoni motivi per aver incontrato Matt:
1) Amava talmente tanto la vita che tentò il suicidio più volte, affermando che nessuno lo capiva.
2) Era stato sorpreso in flagrante dal suo compagno di stanza, Mark (aspirante investigatore privato), mentre molestava un vecchio pupazzo di peluche a forma di pecora. Lui si difese dicendo che il peluche gli aveva bevuto l'ultima lattina di Stella.
3) L'unico uomo io conosca, ad aver speso nel bar in cui lavorava più di quanto guadagnasse...riuscendo così a essere sempre in debito col suo datore di lavoro.
4) Soffriva di ripetuti e molesti attacchi di panico da quando aveva scoperto che la Peroni, produttrice di birra, non ne avrebbe mai prodotta abbastanza per soddisfare il suo fabbisogno a vita.
5) Una notte nel bel mezzo del rigido inverno scozzese con temperature in doppia cifra sotto lo zero, si spogliò in pieno centro per soddisfare la curiosità di turisti giapponesi che lo fotografarono quasi nudo. Qualcuno gli rubò i vestiti e chiamò la polizia. Fu arrestato e rilasciato la notte stessa.
6) Venne ricoverato in ospedale poichè, essendo sotto medicazione per antidepressivi, sbagliò a leggere le controindicazioni del farmaco...lui aveva capito che era severamente vietato NON bere sotto medicazione.
7) Perchè una sera, al lavoro, colpì accidentalmente il lavapiatti con una padella di ghisa mandandolo all'ospedale con dieci punti di sutura. La sua giustificazione fu che il lavapiatti gli aveva appena confessato di essere astemio.
8) Matt: l' unico uomo a condividere l' esistenza con una moneta da dieci cent, ubicati nel suo stomaco. Era uno scherzo, ma lui non se ne accorse e trangugiò la birra e il suo contenuto prima che qualcuno potesse intervenire.
9) Perchè fu picchiato dal suo datore di lavoro, quando gli confessò che aveva dormito con la figlia. Non era vero, ma non fece in tempo a dire che uno scherzo.
10) Perchè una sera mi svegliò nel cuore della notte urlando che lo stavano percuotendo...in realtà non riusciva ad aprire la cerniera del suo sacco a pelo...

Sono eternamente grato di averlo conosciuto perchè, anche grazie a lui, ho capito che il mondo è bello perchè è vario.

mercoledì 23 maggio 2012

Kiss bar



Londra 2010

«Oggi ho fatto il doppio turno, sono contento di concedermi una birra e una lettura quando stacco dal lavoro. Alle 18.00 ho il coprifuoco! Quell' arpia di mia moglie non mi da tregua, eppure l' ho solo tradita due volte! Capirei se avessi una relazione stabile! Barista, tu hai moglie?»
«No signore, non sono sposato».
«Beh, forse in qualche modo mi puoi capire. Sì, conosco il tuo silenzio, è imbarazzo vero? Faccio sempre effetto quando sono vestito da ufficio, mi sta bene la giacca vero? L' ho comprata perché una nostra cliente è morta senza figli, ma gli altri parenti non conoscevano tutti i suoi conti in banca, capisci?
Si, lavoro in banca. È un bel lavoro vero? Sai ho un buono stipendio, ho la possibilità di progettare, di pagarmi tutti i miei vizietti sai! Lavorare in banca fa avere un certo fascino sulle persone: mi procura autorità, affidabilità, fiducia.
In realtà non me ne importa niente, non mi interessa il mio lauto stipendio o la mia figura sociale, quello che mi preme è maneggiare il denaro. È maneggiare denaro che dà il potere alle persone.
Senti, fanculo mia moglie! Stasera voglio divertirmi con qualche manza, conosci un posto qui vicino»?
«Sì signore, certo signore. C'è il Kiss bar a soli due isolati da qui. È proprio il posto che fa per lei».
«Grazie»  - disse l'uomo ormai sulla porta.

«Hey ciao! Quando stacchi stasera? Andiamo a prendere una birra al Kiss bar?»
«No, stasera no. Da settimane è in programma una festa per soli gay».

mercoledì 25 aprile 2012

A special orange juice please!



Manchester 2006

Peter è l' alcolista più fantasioso che abbia mai incontrato. Dai capelli bianchi e gracile all' aspetto dimostrava 70 anni circa, ben 10 in più di quanto realmente avesse.
Tale genio diventò famoso nel quartiere dopo la festa di San Patrizio del 2004 quando fu scoperto a sodomizzare una pensionata americana nella toilette delle signore in un pub di Albert place.
Di natura socievole e pacata, moderato nei toni, indossava orrende camicie hawaiane anche a novembre.
Secondo la legislazione del Regno Unito, non è consentito somministrare alcolici prima delle ore 12.00: Peter si acquattava regolarmente nei dintorni del pub già alle 9.30, osservando furtivo i movimenti dello staff come un gatto fa la posa a un nido di merlo.
"A special orange juice please!"  - chiedeva Peter ogni mezzora: frase che gli permetteva di sorridere in faccia all' alcol che si ficcava in corpo ogni giorno e di nascondere alla sua ragazza il proprio alcolismo.
Sì, Peter era fidanzato: legato da tempo a una procace signora che invano cercava di farlo smettere di bere.
In estate, seduto ai tavolini nel cortile esterno del bar, parlava da solo: talvolta di fronte all' edera del muro, talvolta guardando sotto il tavolo.
Alcuni colleghi, vili carogne, si sgozzavano l' un l' altro per lavorare nel turno serale, quando ormai il pensionato alcolista, ubriaco fradicio, elargiva copiose mance a ogni suo passaggio davanti bancone.
Non ho mai sentito Peter ruttare, lamentarsi della bassa pensione, fare commenti poco delicati a una signora o non condividere una battuta con altri clienti del pub.
Non so perché bevesse come un' infelice.

domenica 25 marzo 2012

Bella vita compagno!




Edimburgo 2004

Vedere un film in lingua originale concentra l'attenzione alle movenze degli attori, al loro accento, alla musicalità di una lingua sconosciuta, rendendo il tutto un mix di teatro, cabaret e parodia, che svela talvolta alcuni trucchi del cinema.
Usciti dalla multisala incontrammo un gruppo di italiani con cui scambiammo due chiacchere.
Tra i connazionali, Giorgio scorse Sara, con la quale flirtò una buona mezzora.
Quella sera fummo loro ospiti a cena.
Affamati come iene per la misera dieta strappata con salari da fame, ingurgitammo una a una le portate, non mancando di complimenti al cuoco.
L'appartamento era ben tenuto, pieno di riferimenti politici e culturali.
Il poster di Alberto Sordi era il mio preferito, ma gli inquilini spostarono in discorso sul piano politico.
Parlarono a ruota di: classismo sociale, sfruttamento della manodopera, lotte sindacali, resistenza partigiana italiana, il sacco di Roma, il tumulto dei Ciompi del 1378.
Il mio coinquilino perse i sensi dopo il 1630.
Uno di loro mostrava con orgoglio delle foto che lo ritraevano lanciare delle bombe molotov alle vetrate di un ristorante Mac Donald. Domandammo con sorriso: "Ma se dai fuoco a un ristorante, non c'è un' assicurazione che paga i danni"? Il Rambo di Segrate attaccò una risposta di 50 minuti.
Stremati, salutammo i connazionali e ci avviammo a prendere l'autobus: nell'attesa fumammo una sigaretta davanti a una grossa macchina sportiva.
"Spostatevi di lì - gridò una signora - quella è la macchina dei signori Menucci. Vi possono vedere, stanno qui al primo piano".
"Ma cosa dice signora. Quello è un appartamento di studenti italiani"!
"Ma quali studenti! Sono i proprietari del palazzo! Io sono la loro donna delle pulizie"!

mercoledì 7 marzo 2012

The Brass Monkey


Edimburgo 2005

«Si, mi piace fumare il narghilè».
«Veramente è la prima volta che lo faccio. È elegante vero?»
«Si, oggi avevo il turno di mattina; stacco alle due e mezza, sicchè vengo qui a trastullarmi».
«Trastullarmi, si...intendo: svagarmi, intrattenermi».
«No guarda, la birra va presa al bancone, qui non servono ai tavoli...non ce ne sono».
«Hanno portato la lista; tra poco proiettano un film, hai qualche idea?»
«Si, sulla lista sono appuntati i film che hanno in dvd; la gente si mette d'accordo e lo proiettano laggiù».
«Ah ecco. Comincia».


venerdì 24 febbraio 2012

Italiani brava gente.



Edimburgo 2003

Il caffè-ristorante Colosseo è un tranquillo locale all’angolo di Princes Street con vista sul castello di Edimburgo.
Frequentato da famiglie, turisti e uomini d’affari, Colosseo offre “specialità italiane” a colazione, pranzo e cena, servite da camerieri e baristi rigorosamente provenienti dal Belpaese.
Ora, dietro a questo sipario di lustrini e sorrisi talvolta possono affiorare situazioni, parole e cifre che svelano alcuni misteri nascosti sotto il tendone.
Molti di noi camerieri erano perplessi nel capire come bottiglie di vino comprato a 15 centesimi fossero rivendute a 30 sterline, oppure il perché non ci fosse alcuna etichetta di provenienza o certificazione sulla carne e sul pesce. Eravamo perplessi nel comprendere i loschi motivi che portavano i macchinari del bar, compresa la lavastoviglie e il registratore di cassa, seppur funzionanti, a essere cambiati ogni due mesi.
Alcuni giovani camerieri, che con sprezzo del pericolo si domandavano come mai dopo 3 mesi non avessero ancora ricevuto alcuna busta paga, venivano marchiati dai più anziani come “stronzi”, “rompicoglioni” o “papponi rotti in culo”.

Un giorno, in orario di chiusura, si presentò un uomo intorno ai quarant’anni.
Entrò facendo rumore: era calvo, dal fisico palestrato e la faccia a cui non fare domande.
Si presentò come Claudio, amico di Franco il proprietario, e chiese se volevamo comprare un forno a microonde. Gli rispondemmo di non essere interessati.
In seguito ci propose l'acquisto di un frigorifero, una autoradio, un televisore.
Di fronte alle nostre risposte negative, chiese se volevamo comprare una pistola.
Non se ne andò arrabbiato, ma stupito per non aver ottenuto attenzione.


giovedì 9 febbraio 2012

Poldo.



 
Edimburgo 2005

I funghi allucinogeni, detti anche magic mushrooms, sono comuni in tutto il mondo con oltre duecento varietà.
Tali funghi, grazie all’acido lisergico contenuto, hanno la proprietà di favorire le cosiddette “esperienze mistiche” provocando: dilatazione delle pupille; stato di euforia; sensibilità cutanea; atteggiamento pacifico e contemplativo.
Una ricerca del 2011 della John Hopkins University ha dimostrato che l’uso occasionale di funghi psichedelici porta a duraturi miglioramenti della personalità, con un considerevole ampliamento dell’apertura mentale anche in età adulta.

In Scozia i magic mushrooms sono stati dichiarati illegali nell’estate del 2005.
Appresa la notizia ci recammo in un Pipe shop per comprare il mushroom kit, ovvero una piccola busta contenente semi di grano e un enorme siringone pieno di un liquido trasparente: le spore del fungo.
Iniettata la sostanza con un rituale magico composto da play station, birra scura e due chiacchere sul week-end, mettemmo il tutto in un recipiente dietro l’armadio.
Nel frattempo Matt trovò lavoro in un ristorante al porto, Alessio si lasciò con la ragazza, io presi l’influenza e la lavatrice espose allagando il soffitto del pub al piano di sotto.
Dopo due settimane crebbe il primo fungo: aveva un colore che dal grigio si scuriva al marrone. Era cicciottello. Lo chiamammo Poldo.
Nei giorni successivi al raccolto invitammo a cena alcuni amici spagnoli famosi per preparare ottime tortillas.
Servimmo anche i funghi, ma solo per contorno.

sabato 4 febbraio 2012

Spuntino con sorpresa.



Da qualche parte in UK  2006
 
A notte fonda, uscimmo dal pub assieme a una giovane ragazza spagnola, conosciuta poco prima da Matt, per mangiare nel vicino fish and chips.
I fish and chips sono locali che prendono il nome dal più famoso cibo take-away del Regno Unito, merluzzo fritto servito con patate. Istituzione nei paesi del Commonwealth, compaiono per la prima volta a Londra nel 1860.
Ma a noi, giovani ubriachi di vita e birra scura, tutto ciò non importava:
entrammo in quel locale ruttando e augurando a tutti un buon Natale. Era l’11 luglio.
Il posto era completamente ricoperto di mattonelle bianche e pareva un negozio di sanitari. Dietro al bancone, avvolti da una cappa di vapori da frittura, due giovani parlavano con accento scozzese. In fondo alla cucina un pachistano cicciottello fumava una sigaretta.
La spagnola si gettò su Matt infilandogli la lingua in un orecchio.
«Una bottiglia del vostro miglior vino. Per me, e per questa affascinante ragazza!» - esclamò Matt.
I due scozzesi si guardano perplessi. Uno di loro uscì per comprare una bottiglia di ripugnante vino californiano da rivendere a un prezzo vomitevole.
Comprammo birra e hamburger per consumare il frugale pasto nella piazza adiacente in compagnia di alcuni francesi.
Mentre addentavamo avidamente il panino notammo Matt allontanarsi con la giovane.
Il giorno dopo, un po’ turbato, ci disse che la ragazza si chiamava Josè.

domenica 29 gennaio 2012

Piacere di conoscerti.



Londra 2002

Si chiamava Emy.
Portava occhiali spessi e le piaceva studiare, ma solo quello che voleva lei.
Aveva un carattere indipendente: nascondeva la sua timidezza dietro un sorriso contagioso.
Indossava magliette strette con gonne lunghe e colorate esibendo in casa enormi babbucce verdi a quadri; il caos della sua stanza era elegante.
Offriva spesso da bere e quando fumava parlava sussurrando.
Le piacevano i concerti, interminabili film francesi, le canzoni di un cantante folk irlandese.
Frequentava un corso di teatro e inventava le migliori scuse abbia mai sentito per ritardare il pagamento dell’affitto.
Le piaceva fare l’amore.
Si chiamava Emy.


giovedì 26 gennaio 2012

Nato sotto una buona stella.



Glasgow 1999/2000

La notte del 31 dicembre è quel magico momento in cui un brindisi può rinnovare amicizie, sogni e speranze.
L’identità del veglione di capodanno è composta da molti fattori: avere i prezzi triplicati rispetto al normale; perdersi nelle montagne per cercare il ristorante ambito e semisconosciuto suggerito a tradimento da persone malfidate; offrire pietanze "esotiche" inventate il giorno prima davanti a un whiskey.

Preparammo tutto per il massacro.
Eravamo: 10 camerieri sottopagati, 2 cuochi cinesi, 2 baristi filippini, 1 deejay (noto omosessuale belga del luogo).
Il ristorante si chiamava “Bella Italia”.

20.00 - Entrano i primi 2 clienti completamente ubriachi.
20.05 - Entrano in massa come api assassine tutti gli altri tavoli prenotati.
20.20 - Il primo ordine in cucina scatena una colluttazione tra i cuochi.
20.40 - Gli antipasti al tavolo 3 non sono quelli ordinati.
21.15 - Il bagno diventa inagibile e viene chiuso.
21.25 - Entra un signore che cerca il bagno, vomita e si accascia.
21.26 - Entra un cane che fa pipì sull’uomo.
21.27 - I due escono insieme.
21.45 - Ignobili urla provenienti dalla cucina ammutoliscono la sala.
22.15 - Il deejay esce con un cliente per non tornare mai più.
22.30 - La ragazza del tavolo 5 fa sesso orale al compagno nella tromba delle scale.
22.45 - L’arrosto brucia, si passa al dolce.
23.00 - L’uomo col cane tenta di rientrare e viene cacciato.
23.20 - Uno dei baristi cede e sviene.
23.45 - Il cameriere spagnolo si licenzia e siede con gli amici al tavolo 7.
00.00 - Brindisi dei sopravvissuti.
00.20 - Le fiamme provenienti dalla cucina vengono domate dai pompieri.
00.30 - Il locale è chiuso. Buon anno.

mercoledì 18 gennaio 2012

Oggi fa caldo.





Edimburgo 2006

Cercare lavoro come barista in una città del Regno Unito può essere un’esperienza davvero difficile.
Seppur, a mio parere, l’intera economia di quel paese si basi sulla vendita dell’alcool e dei suoi derivati, essere assunti in pub o locali notturni di una grande città può talvolta raggiunge i livelli dell’epica impresa.
Grassmarket Square è una frequentata piazza ai piedi del castello di Edimburgo.
Il sito, di forma lunga e rettangolare ospita un lussuoso albergo da un lato e oltre una decina tra pub e ristoranti sul lato opposto, terminando in King's Stable Road.
Munito di curriculum entro nel primo bar dove mi accoglie un ragazza bruttina con strani orecchini e un gran sorriso.
«Buongiorno! Cercate personale? Posso lasciare il mio curriculum?».
«Certo! − risponde la ragazza − Vuoi una birra?» .
«Si grazie, oggi fa caldo e ne ho proprio bisogno».
Salutata la giovane dai simpatici orecchini entro nel locale successivo.
«Buongiorno! Cercate una persona al bar? Posso lasciare il mio curriculum?».
«Certo caro! − risponde una signora dalle grandi tetteSei stanco? Vuoi una birra?».
«Si grazie, oggi fa caldo e ne ho proprio bisogno».
Esco dal locale con andatura leggermente piegata su un fianco per entrare nel successivo dei 12 pub.

Trovai lavoro come facchino e non vidi mai King’s Stable Road.

sabato 14 gennaio 2012

Scozia: mezz'ora in un pub.


Edimburgo 2005

Ero barista presso un locale giù al porto. Birra scura, qualche shots ai festeggianti e tre martini al tavolo 6. Il tavolo 6 era una celebrità giù al porto. Tre splendide ragazze prendevano lì posto quasi ogni sera. Era il primo tavolino del locale visibile all’entrata e l’unico di fronte alla parete a specchi che dava sulla strada.
Il buttafuori del posto, di nome Billy, era un tipo massiccio, con dita grosse, capelli corti e neri e una enorme fossa tra gli incisivi superiori: particolare che lo faceva fischiare a singhiozzi quando parlava, ovvero quasi mai. Per mesi si è chiesto che mestiere facessero le tre signorine al tavolo 6.
Alle 22.00 circa entrò nel pub un ragazzo con i capelli rossi: si avvicinò al bancone guardandosi attorno, chiese una birra scura e cominciò affannosamente a cercare qualcosa nella grossa borsa che aveva con sé.
I clienti al tavolo 4 si erano trattenuti dopo una cena a base di pesce. Erano due uomini e due donne: una di loro portava un vestito tradizionale del suo paese africano giallo e blu a fiori e grossi orecchini in legno scuro; l’altra anch’essa enorme, era riuscita a infilarsi dentro a un tubino nero. Gli uomini erano entrambi evidentemente ubriachi.
«Un’altra birra per favore! − disse con accento irlandese il ragazzo − versala tra cinque minuti perché devo andare in bagno». Scese al piano sotterraneo lasciando l’impermeabile sulla sedia ma portando con se l’enorme borsa.
Una bottiglia di vino cadde dal tavolo 4 tra le urla delle due signore e l’ indifferenza dei loro compagni, attraendo l’attenzione di tutto il locale.
Uscii dal bar per pulire i cocci, parlare con le signore e capire se fosse tutto a posto.
«Siamo stati sbadati – afferma una delle donne – ci dispiace. Porti un’altra bottiglia!».
Ed io: «È sicura che vuole un’altra bottiglia signora?...».
«Zitto e portaci da bere!».
Billy entrò nel locale: «Tutto bene? C’è bisogno d’aiuto? State tutti bene?».
Dalle pinte di birra del tavolo 10 si alzò un voce: «Salute Superman!».
Billy si apprestò al bancone e chiese una birra. Aveva l’aria stanca. Mi raccontò che nel pomeriggio aveva smontato un’intera caldaia in Ferry Road dopo aver litigato per ore con l’amministratore del palazzo, restio a concedergli l’intera somma pattuita in precedenza.
Il ragazzo con l’impermeabile non era ancora tornato al bancone del bar. Decisi di controllare come stesse. Scesi le scale e bussai alla porta del bagno. «Tutto bene?» – domandai. Silenzio. «Heilà tutto a posto lì dentro?».
«Sì tutto bene grazie» − rispose seccato il ragazzo.
Di nuovo al bancone trovai ad aspettarmi Ben, un musicista haitiano di due metri, con lunghi rasta e il sorriso perennemente stampato in faccia, giunto per avere la sua paga. Ben aveva la strana usanza di portare ovunque andasse uno spinello acceso in bocca.
«Ben questo è un locale pubblico, non puoi entrare qui con una canna in bocca!». «Chiedo scusa amico, non lo sapevo, vado fuori a finire lo spinello, vuoi qualche tiro anche tu?».
«No, adesso no, grazie».
«Bene. Preparami i soldi della paga intanto. È stato un bello show ieri sera vero? Ti è piaciuto vero amico mio?! Sai, sto pensando di incidere un disco e presentarmi in posti di classe sai?! D'altronde devono accettarmi. La mia famiglia è imparentata con quella di Bob Marley, abbiamo la buona musica nel sangue noi. Bene, tu prepara i soldi. Quanti sono…20 sterline vero?».
«Sono 12 sterline Ben».
«D’accordo e se ti serve altro fammi pure sapere. Ok dude?».
«Va bene Ben».
Il gigante uscì dal locale salutando le signorine al tavolo 6.
Stappai una bottiglia di Chardonnay per le signore africane. L’atmosfera al tavolo era tesa: mentre i due uomini ubriachi, in stato “semi-comatoso” avevano il capo quasi riverso sul piatto, le due donne stavano additando l’una il compagno dell’altra. Non versai il vino nei bicchieri. Misi la bottiglia dalla parte del tavolo vicino al muro, accanto ai due inermi signori.
La situazione del locale, finora sotto controllo, degenerò nel giro di pochi istanti: giusto il tempo di voltarmi e il ragazzo dai capelli rossi risalì da quella che per mezz’ora era stata la sua cripta vomitando dentro la borsa rossa.
Fuori dal locale due poliziotti stavano caricando in macchina Ben. Aveva in tasca 100 grammi di hashish e della cocaina.
La discussione tra le due signore africane raggiunse l’apice.
“Vestito a fiori” lanciò un bicchiere in faccia a “Tubino nero” mancandola. “Tubino nero” afferrò la bottiglia sul tavolo cercando di colpire in faccia la rivale.
I due ippopotami si presero per i capelli trascinandosi scalze fuori dal pub. Una volta in strada, sotto gli occhi di Billy, cercarono di uccidersi l’un l’altra lanciandosi addosso dei sampietrini ammucchiati di fianco alla scritta “Lavori in corso”.
Le due si allontanarono sotto una fitta pioggia, i loro compagni dormivano beati al tavolo 4, il ragazzo dai capelli rossi era riverso a terra, le ragazze del tavolo 6 mostravano le cosce a Billy. 
Mi licenziai due giorni dopo.