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martedì 5 giugno 2012

La tigre



Liverpool 2003

Tra la folla umana visibile da dietro il bancone del pub di Ferry Road, quella creatura mi colpì immediatamente per la magrezza del viso e i lunghi rasta calanti sulla carnagione olivastra.
Lo incontrai per la prima volta d'autunno, sotto il tendone dei tavolini esterni del bar mentre, seduto, si riparava dalla pioggia e fissava la strada.
Gli chiesi se gradiva qualche bevanda. Si girò con la calma di una testuggine e mi fece segno di porgergli del fuoco. Accese una canna lunga un metro, sorrise, e continuò a guardare la pioggia.
Entrò nel locale un'ora dopo. Stordito come un batacchio, si avvicinò al bancone in cerca del titolare con il quale si intrattenne una buona mezz'ora. Avevamo trovato il Dj che cercavamo.

Sabato, ore 20.30: la testuggine entra nel locale col sorriso stampato in faccia, occhi rossi fuoco e la sua attrezzatura per suonare presentandosi come Dj Tiger-Tiger. L'uomo viene gentilmente invitato a finire di fumare la sua erba fuori dal locale.
Un'ora dopo, Tiger riesce a far girare i primi dischi che in realtà sono cd di seconda mano vilmente sottratti al negozio del Convento della Carità in fondo alla strada.
Il Dj non mosse un dito per ore: una volta terminato il cd lo sostituiva con un altro finché, alla vista di una combriccola italica di ebrei ortodossi al tavolo 7, ebbe la scellerata idea di inserire un disco di musica italiana degli anni '30 contenete "Giovinezza" e "Faccetta nera".
Buttato fuori dal locale a calci insieme alla sua attrezzatura, la testuggine si girò lentamente, si infilò una canna in bocca e fece segno di accendere.

venerdì 24 febbraio 2012

Italiani brava gente.



Edimburgo 2003

Il caffè-ristorante Colosseo è un tranquillo locale all’angolo di Princes Street con vista sul castello di Edimburgo.
Frequentato da famiglie, turisti e uomini d’affari, Colosseo offre “specialità italiane” a colazione, pranzo e cena, servite da camerieri e baristi rigorosamente provenienti dal Belpaese.
Ora, dietro a questo sipario di lustrini e sorrisi talvolta possono affiorare situazioni, parole e cifre che svelano alcuni misteri nascosti sotto il tendone.
Molti di noi camerieri erano perplessi nel capire come bottiglie di vino comprato a 15 centesimi fossero rivendute a 30 sterline, oppure il perché non ci fosse alcuna etichetta di provenienza o certificazione sulla carne e sul pesce. Eravamo perplessi nel comprendere i loschi motivi che portavano i macchinari del bar, compresa la lavastoviglie e il registratore di cassa, seppur funzionanti, a essere cambiati ogni due mesi.
Alcuni giovani camerieri, che con sprezzo del pericolo si domandavano come mai dopo 3 mesi non avessero ancora ricevuto alcuna busta paga, venivano marchiati dai più anziani come “stronzi”, “rompicoglioni” o “papponi rotti in culo”.

Un giorno, in orario di chiusura, si presentò un uomo intorno ai quarant’anni.
Entrò facendo rumore: era calvo, dal fisico palestrato e la faccia a cui non fare domande.
Si presentò come Claudio, amico di Franco il proprietario, e chiese se volevamo comprare un forno a microonde. Gli rispondemmo di non essere interessati.
In seguito ci propose l'acquisto di un frigorifero, una autoradio, un televisore.
Di fronte alle nostre risposte negative, chiese se volevamo comprare una pistola.
Non se ne andò arrabbiato, ma stupito per non aver ottenuto attenzione.


sabato 4 febbraio 2012

Spuntino con sorpresa.



Da qualche parte in UK  2006
 
A notte fonda, uscimmo dal pub assieme a una giovane ragazza spagnola, conosciuta poco prima da Matt, per mangiare nel vicino fish and chips.
I fish and chips sono locali che prendono il nome dal più famoso cibo take-away del Regno Unito, merluzzo fritto servito con patate. Istituzione nei paesi del Commonwealth, compaiono per la prima volta a Londra nel 1860.
Ma a noi, giovani ubriachi di vita e birra scura, tutto ciò non importava:
entrammo in quel locale ruttando e augurando a tutti un buon Natale. Era l’11 luglio.
Il posto era completamente ricoperto di mattonelle bianche e pareva un negozio di sanitari. Dietro al bancone, avvolti da una cappa di vapori da frittura, due giovani parlavano con accento scozzese. In fondo alla cucina un pachistano cicciottello fumava una sigaretta.
La spagnola si gettò su Matt infilandogli la lingua in un orecchio.
«Una bottiglia del vostro miglior vino. Per me, e per questa affascinante ragazza!» - esclamò Matt.
I due scozzesi si guardano perplessi. Uno di loro uscì per comprare una bottiglia di ripugnante vino californiano da rivendere a un prezzo vomitevole.
Comprammo birra e hamburger per consumare il frugale pasto nella piazza adiacente in compagnia di alcuni francesi.
Mentre addentavamo avidamente il panino notammo Matt allontanarsi con la giovane.
Il giorno dopo, un po’ turbato, ci disse che la ragazza si chiamava Josè.

sabato 14 gennaio 2012

Scozia: mezz'ora in un pub.


Edimburgo 2005

Ero barista presso un locale giù al porto. Birra scura, qualche shots ai festeggianti e tre martini al tavolo 6. Il tavolo 6 era una celebrità giù al porto. Tre splendide ragazze prendevano lì posto quasi ogni sera. Era il primo tavolino del locale visibile all’entrata e l’unico di fronte alla parete a specchi che dava sulla strada.
Il buttafuori del posto, di nome Billy, era un tipo massiccio, con dita grosse, capelli corti e neri e una enorme fossa tra gli incisivi superiori: particolare che lo faceva fischiare a singhiozzi quando parlava, ovvero quasi mai. Per mesi si è chiesto che mestiere facessero le tre signorine al tavolo 6.
Alle 22.00 circa entrò nel pub un ragazzo con i capelli rossi: si avvicinò al bancone guardandosi attorno, chiese una birra scura e cominciò affannosamente a cercare qualcosa nella grossa borsa che aveva con sé.
I clienti al tavolo 4 si erano trattenuti dopo una cena a base di pesce. Erano due uomini e due donne: una di loro portava un vestito tradizionale del suo paese africano giallo e blu a fiori e grossi orecchini in legno scuro; l’altra anch’essa enorme, era riuscita a infilarsi dentro a un tubino nero. Gli uomini erano entrambi evidentemente ubriachi.
«Un’altra birra per favore! − disse con accento irlandese il ragazzo − versala tra cinque minuti perché devo andare in bagno». Scese al piano sotterraneo lasciando l’impermeabile sulla sedia ma portando con se l’enorme borsa.
Una bottiglia di vino cadde dal tavolo 4 tra le urla delle due signore e l’ indifferenza dei loro compagni, attraendo l’attenzione di tutto il locale.
Uscii dal bar per pulire i cocci, parlare con le signore e capire se fosse tutto a posto.
«Siamo stati sbadati – afferma una delle donne – ci dispiace. Porti un’altra bottiglia!».
Ed io: «È sicura che vuole un’altra bottiglia signora?...».
«Zitto e portaci da bere!».
Billy entrò nel locale: «Tutto bene? C’è bisogno d’aiuto? State tutti bene?».
Dalle pinte di birra del tavolo 10 si alzò un voce: «Salute Superman!».
Billy si apprestò al bancone e chiese una birra. Aveva l’aria stanca. Mi raccontò che nel pomeriggio aveva smontato un’intera caldaia in Ferry Road dopo aver litigato per ore con l’amministratore del palazzo, restio a concedergli l’intera somma pattuita in precedenza.
Il ragazzo con l’impermeabile non era ancora tornato al bancone del bar. Decisi di controllare come stesse. Scesi le scale e bussai alla porta del bagno. «Tutto bene?» – domandai. Silenzio. «Heilà tutto a posto lì dentro?».
«Sì tutto bene grazie» − rispose seccato il ragazzo.
Di nuovo al bancone trovai ad aspettarmi Ben, un musicista haitiano di due metri, con lunghi rasta e il sorriso perennemente stampato in faccia, giunto per avere la sua paga. Ben aveva la strana usanza di portare ovunque andasse uno spinello acceso in bocca.
«Ben questo è un locale pubblico, non puoi entrare qui con una canna in bocca!». «Chiedo scusa amico, non lo sapevo, vado fuori a finire lo spinello, vuoi qualche tiro anche tu?».
«No, adesso no, grazie».
«Bene. Preparami i soldi della paga intanto. È stato un bello show ieri sera vero? Ti è piaciuto vero amico mio?! Sai, sto pensando di incidere un disco e presentarmi in posti di classe sai?! D'altronde devono accettarmi. La mia famiglia è imparentata con quella di Bob Marley, abbiamo la buona musica nel sangue noi. Bene, tu prepara i soldi. Quanti sono…20 sterline vero?».
«Sono 12 sterline Ben».
«D’accordo e se ti serve altro fammi pure sapere. Ok dude?».
«Va bene Ben».
Il gigante uscì dal locale salutando le signorine al tavolo 6.
Stappai una bottiglia di Chardonnay per le signore africane. L’atmosfera al tavolo era tesa: mentre i due uomini ubriachi, in stato “semi-comatoso” avevano il capo quasi riverso sul piatto, le due donne stavano additando l’una il compagno dell’altra. Non versai il vino nei bicchieri. Misi la bottiglia dalla parte del tavolo vicino al muro, accanto ai due inermi signori.
La situazione del locale, finora sotto controllo, degenerò nel giro di pochi istanti: giusto il tempo di voltarmi e il ragazzo dai capelli rossi risalì da quella che per mezz’ora era stata la sua cripta vomitando dentro la borsa rossa.
Fuori dal locale due poliziotti stavano caricando in macchina Ben. Aveva in tasca 100 grammi di hashish e della cocaina.
La discussione tra le due signore africane raggiunse l’apice.
“Vestito a fiori” lanciò un bicchiere in faccia a “Tubino nero” mancandola. “Tubino nero” afferrò la bottiglia sul tavolo cercando di colpire in faccia la rivale.
I due ippopotami si presero per i capelli trascinandosi scalze fuori dal pub. Una volta in strada, sotto gli occhi di Billy, cercarono di uccidersi l’un l’altra lanciandosi addosso dei sampietrini ammucchiati di fianco alla scritta “Lavori in corso”.
Le due si allontanarono sotto una fitta pioggia, i loro compagni dormivano beati al tavolo 4, il ragazzo dai capelli rossi era riverso a terra, le ragazze del tavolo 6 mostravano le cosce a Billy. 
Mi licenziai due giorni dopo.