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mercoledì 23 maggio 2012
Kiss bar
Londra 2010
«Oggi ho fatto il doppio turno, sono contento di concedermi una birra e una lettura quando stacco dal lavoro. Alle 18.00 ho il coprifuoco! Quell' arpia di mia moglie non mi da tregua, eppure l' ho solo tradita due volte! Capirei se avessi una relazione stabile! Barista, tu hai moglie?»
«No signore, non sono sposato».
«Beh, forse in qualche modo mi puoi capire. Sì, conosco il tuo silenzio, è imbarazzo vero? Faccio sempre effetto quando sono vestito da ufficio, mi sta bene la giacca vero? L' ho comprata perché una nostra cliente è morta senza figli, ma gli altri parenti non conoscevano tutti i suoi conti in banca, capisci?
Si, lavoro in banca. È un bel lavoro vero? Sai ho un buono stipendio, ho la possibilità di progettare, di pagarmi tutti i miei vizietti sai! Lavorare in banca fa avere un certo fascino sulle persone: mi procura autorità, affidabilità, fiducia.
In realtà non me ne importa niente, non mi interessa il mio lauto stipendio o la mia figura sociale, quello che mi preme è maneggiare il denaro. È maneggiare denaro che dà il potere alle persone.
Senti, fanculo mia moglie! Stasera voglio divertirmi con qualche manza, conosci un posto qui vicino»?
«Sì signore, certo signore. C'è il Kiss bar a soli due isolati da qui. È proprio il posto che fa per lei».
«Grazie» - disse l'uomo ormai sulla porta.
«Hey ciao! Quando stacchi stasera? Andiamo a prendere una birra al Kiss bar?»
«No, stasera no. Da settimane è in programma una festa per soli gay».
sabato 10 marzo 2012
Mi piaci perchè mi fai ridere.
Si era attaccata con le unghie e con i denti al primo posto di lavoro che aveva trovato. Ottenuta la posizione desiderata non si era seduta, ma immedesimata in quella figura, nel suo ruolo, nelle sue responsabilità. Lo sfarzo che di rilesso la avvolgeva era lusso accecante per gli invidiosi personaggi a lei vicini.
Nonostante ricercasse un linguaggio forbito da esibire ai sottoposti colleghi, non era una persona curiosa: la superficialità che esprimeva era usata come controllo, era la soglia oltre la quale si sentiva insidiata.
La sua vita rimbalzava tra le mura domestiche, il lavoro, e lo storico fidanzato con il quale era cresciuta: non un amante, non un complice, piuttosto un amico abituale.
Era concentrata mentre parlava con i clienti, rigida quando si intratteneva con i colleghi.
La sua risata non era spavalda, profonda, fragorosa, ma si perdeva in un volto che la rigettava come segno di stupida debolezza.
Non ricordo il suo nome.
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giovedì 9 febbraio 2012
Poldo.
Edimburgo 2005
I funghi allucinogeni, detti anche magic mushrooms, sono comuni in tutto il mondo con oltre duecento varietà.
Tali funghi, grazie all’acido lisergico contenuto, hanno la proprietà di favorire le cosiddette “esperienze mistiche” provocando: dilatazione delle pupille; stato di euforia; sensibilità cutanea; atteggiamento pacifico e contemplativo.
Una ricerca del 2011 della John Hopkins University ha dimostrato che l’uso occasionale di funghi psichedelici porta a duraturi miglioramenti della personalità, con un considerevole ampliamento dell’apertura mentale anche in età adulta.
In Scozia i magic mushrooms sono stati dichiarati illegali nell’estate del 2005.
Appresa la notizia ci recammo in un Pipe shop per comprare il mushroom kit, ovvero una piccola busta contenente semi di grano e un enorme siringone pieno di un liquido trasparente: le spore del fungo.
Iniettata la sostanza con un rituale magico composto da play station, birra scura e due chiacchere sul week-end, mettemmo il tutto in un recipiente dietro l’armadio.
Nel frattempo Matt trovò lavoro in un ristorante al porto, Alessio si lasciò con la ragazza, io presi l’influenza e la lavatrice espose allagando il soffitto del pub al piano di sotto.
Dopo due settimane crebbe il primo fungo: aveva un colore che dal grigio si scuriva al marrone. Era cicciottello. Lo chiamammo Poldo.
Nei giorni successivi al raccolto invitammo a cena alcuni amici spagnoli famosi per preparare ottime tortillas.
Servimmo anche i funghi, ma solo per contorno.
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sabato 4 febbraio 2012
Spuntino con sorpresa.
Da qualche parte in UK 2006
A notte fonda, uscimmo dal pub assieme a una giovane ragazza spagnola, conosciuta poco prima da Matt, per mangiare nel vicino fish and chips.
I fish and chips sono locali che prendono il nome dal più famoso cibo take-away del Regno Unito, merluzzo fritto servito con patate. Istituzione nei paesi del Commonwealth, compaiono per la prima volta a Londra nel 1860.
Ma a noi, giovani ubriachi di vita e birra scura, tutto ciò non importava:
entrammo in quel locale ruttando e augurando a tutti un buon Natale. Era l’11 luglio.
Il posto era completamente ricoperto di mattonelle bianche e pareva un negozio di sanitari. Dietro al bancone, avvolti da una cappa di vapori da frittura, due giovani parlavano con accento scozzese. In fondo alla cucina un pachistano cicciottello fumava una sigaretta.
La spagnola si gettò su Matt infilandogli la lingua in un orecchio.
«Una bottiglia del vostro miglior vino. Per me, e per questa affascinante ragazza!» - esclamò Matt.
I due scozzesi si guardano perplessi. Uno di loro uscì per comprare una bottiglia di ripugnante vino californiano da rivendere a un prezzo vomitevole.
Comprammo birra e hamburger per consumare il frugale pasto nella piazza adiacente in compagnia di alcuni francesi.
Mentre addentavamo avidamente il panino notammo Matt allontanarsi con la giovane.
Il giorno dopo, un po’ turbato, ci disse che la ragazza si chiamava Josè.
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sabato 21 gennaio 2012
Viva España!
Barcellona 2007
Stremati ma felici per l’arrivo in Catalugna raggiungemmo l’appartamento di amici;
ad accoglierci una simpatica ragazza italo-colombiana di nome Noemì.
La casa era piccola ma molto colorata: il corridoio verde, il bagno blu, la camera da letto gialla.
Il salotto nel quale ci saremmo accampati quella sera aveva le pareti rosse, due divani, un grosso armadio dal quale proveniva una luce vermiglia e un odore piccante.
Unico, solo e indiscusso padrone della casa era un cane basso, grasso e marrone di nome Perro: tale creatura aveva l’alito agghiacciante, lo sguardo severo e il proprio centro del mondo nei due divani del soggiorno.
«Che bel cagnolino!» − disse Beppe.
Il nano marrone lo morse immediatamente.
La strategia per la settimana era questa: dormire a turno, due sui rispettivi divani, l’altro a terra.
All’una circa spegnemmo la luce.
Il sacco a pelo era caldo e lo zaino un morbido cuscino ma cominciai a sentire un orrendo fetore. Era Perro.
Mi alzai per allontanare la creatura che cominciò ad abbaiare. Marco si alzò, il cane gli morse una mano. Beppe si alzò, Perro gli starnutì in faccia.
Ci addormentammo tre ore dopo: noi in terra, il cane vigile sul divano.
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