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venerdì 20 luglio 2012

Era nuda alla finestra.


Leith Walk, Edimburgo 2003

"D'inverno aspetto sempre la notte al freddo più gelido per vedere il mio respiro volare alto. Bianco, breve, fuggevole.
Come per il giorno le nuvole, fantastico le sue forme mentre libero si distacca da me, lo seguo per fissarlo sullo sfondo del cielo nero.
Ed io che non posso volare, al respiro affido le mie speranze; l'illusione di aver dato vita a un messaggero, e un altro, e un altro ancora: ognuno con un pensiero, ognuno imperfetto, ognuno con l'ignoto destino che porta con sè la paura e il coraggio.
Nascono, e si aggrappano a ogni idea, la liberano dalla carne, volano via. Danzano come amanti per poi posarsi sulle cose, trascinando quelle idee, quella passione, quell'attimo inconsapevole che si perde, e vive solo nel ricordo di un respiro al quale affido ogni volta me stessa".

lunedì 30 aprile 2012

La mantide



Madrid 2002

Ines era una creatura procace dai capelli color grano, gli occhi di ghiaccio e un culo di marmo.
Ella osteggiava a piacere sicurezza e ingenuità, chiunque di noi avrebbe desiderato possederla per ore.
Lo sfortunato protagonista fu Jorge: 1 e 90, palestrato e moro. Giocatore di rugby, usava indossare un pugno di cotone nelle mutande.
Il fatto cominciò in un locale del centro quando un incosciente giovane presentò la mantide alla sua preda.
In breve tempo, raccontando le più grandi boiate abbia mai sentito, Ines divenne regina incontrastata dell' ingenua realtà del palestrato.
Sotto soffocanti maratone di sesso, unite a una bugiarda e vile adorazione per il suo compagno, Ines mostrò con piacere le sua vacanze pagate ad Ibiza, Amsterdam e Marocco, i suoi nuovi abiti firmati, la Ferrari presa in affitto per un mese e 2 orribili volpini omosessuali.
Dopo poche settimane, quello che all' inizio era solo un sospetto si concretizzò in una piccola tragedia umana.
Il palestrato era diventato un ignobile individuo, un inetto a vivere: vigliacco, ingeneroso, costantemente preso dal sospetto, noioso e pedante. Una larva umana.
La parassita partì dall' aeroporto di Madrid una mattina di Marzo col volo delle 9.15 diretto a Caracas, dove ad attenderla era un manager finanziario cinquantenne.
A distanza di tempo, voci incontrollate raccontavano che facesse la Barista a Bogotà, la modella a New York, la suora a Calcutta.
Alcuni dei frustrati spasimanti, rimasti a bocca asciutta, giuravano di averla riconosciuta in più di un film porno.
Jorge ha ripreso gli allenamenti e non compra più cotone.

lunedì 13 febbraio 2012

Ordinò un Martini.



Parigi 2005

I bistrot parigini mi sono sempre piaciuti, soprattutto d’estate, all’ aperto, quando sorseggiare un caffè al tavolino di bambù può trasformarti a piacimento in un artista, un marinaio, un signore baffuto del posto.

Anche il lavoro non era male: l’atmosfera elegante, pacata, mai banale.
Una delle nostre più assidue clienti era una donna poco più che trentenne con carnagione mulatta, grandi labbra dal rossetto acceso e semplici vestiti.
Sebbene preferisse essere sempre servita al tavolo, quella volta si avvicinò al bancone: era solare, mi strinse la mano e si presentò.
Si chiamava Francine e ordinò un Martini.
La donna chiese perché ero a Parigi, domandò della mia famiglia, mi invitò a sentirla cantare nel suo locale la sera successiva.
Detto ciò, le si accostò un distinto signore sulla cinquantina con un enorme porro sulla guancia: la salutò, le chiese se voleva prendere da bere al tavolo con lui.
Francine declinò l’invito con un sorriso.
La donna cominciò a parlare di sé, della sua casa, della sua musica, di alcune sue amiche, finché fu interrotta da un giovane al quale non rispose neppure.
«Parli molto di te – dissi – ma non parli mai di uomini, eppure hai molti spasimanti!»
«Oggi voglio solo rilassarmi – rispose – e poi, loro hanno paura».
«Hanno paura?»
«Sì – rispose – penso abbiano paura. Sai, sono quegli uomini che quando a letto dicono: “ti amo” , lo fanno per se stessi. A loro non importa davvero. Cercano soltanto di avere la stessa frase nelle orecchie. Capita spesso sai?! Talvolta anche a noi donne».

Giorni dopo rividi Francine davanti alla porta di casa sua. Alzai la mano ma non rispose al mio saluto.
Quando chiesi cosa stesse facendo mi risposero che cercava compagnia.