sabato 21 gennaio 2012

Viva España!



Barcellona 2007

Atterrammo a Barcellona una sera di luglio. Dopo mezz’ora sembravamo tre profughi: Beppe aveva la salivazione azzerata, io una strana aritmia cardiaca, Marco era quasi cieco.
Stremati ma felici per l’arrivo in Catalugna raggiungemmo l’appartamento di amici;
ad accoglierci una simpatica ragazza italo-colombiana di nome Noemì.
La casa era piccola ma molto colorata: il corridoio verde, il bagno blu, la camera da letto gialla. 
Il salotto nel quale ci saremmo accampati quella sera aveva le pareti rosse, due divani, un grosso armadio dal quale proveniva una luce vermiglia e un odore piccante.
Unico, solo e indiscusso padrone della casa era un cane basso, grasso e marrone di nome Perro: tale creatura aveva l’alito agghiacciante, lo sguardo severo e il proprio centro del mondo nei due divani del soggiorno.
«Che bel cagnolino!» − disse Beppe.
Il nano marrone lo morse immediatamente.

La strategia per la settimana era questa: dormire a turno, due sui rispettivi divani, l’altro a terra.
All’una circa spegnemmo la luce.
Il sacco a pelo era caldo e lo zaino un morbido cuscino ma cominciai a sentire un orrendo fetore. Era Perro.
Mi alzai per allontanare la creatura che cominciò ad abbaiare. Marco si alzò, il cane gli morse una mano. Beppe si alzò, Perro gli starnutì in faccia.
Ci addormentammo tre ore dopo: noi in terra, il cane vigile sul divano.

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