lunedì 16 gennaio 2012

L'enigmatico guardiano di Cameron St.



Leeds 2009 

Alcuni impiegano pagine e pagine per descrivere la pelle di un vecchio: “rugosa”, “solcata”, “marrone come cuoio”. La pelle del barbone in Cameron Street era la pelle di un barbone. Aveva le vesti di un barbone, le scarpe di un barbone, la barba di un barbone. Non puzzava, ma aveva una terrificante cataratta e il respiro sempre affannoso. Benché abbia vissuto in quella via per otto mesi non l’ho mai visto in altro luogo se non all’ingresso del supermercato all’angolo. Nessuno conosceva il suo nome.
Il mio principale mi raccontò che l’uomo vestito di stracci in Cameron Street era in realtà un ricco signore che venti anni or sono, alla perdita della moglie, impazzì e andò a vivere per strada. Ora, non so se credere alla storia, ma certo è un modo più romantico per difendersi dalla miseria che avvolgeva quella figura.
Una mattina, incuriosito, passai di fronte al barbone: «Ciao» − gli dissi imbarazzato, guardandolo negli occhi per un istante. Il barbone guardò prima a terra, poi si voltò, ostentando quello che era qualcosa a metà tra un ghigno e un sorriso.
Nei mesi successivi l’uomo, almeno nei miei confronti, non emise mai un fiato ma continuò a sorridermi ogni volta che entravo al supermercato. Non accettava né elemosine né cibo. Provai ad avvicinarlo: lentamente si girò e cominciò a camminare sorretto da una giannetta.
Quando il negozio di liquori in Cameron Street chiuse, nessuno lo vide mai più.

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